domenica 6 maggio 2018

A Gusen ci accoglie una fresca e limpida mattina di primavera. Il paese si è sviluppato sopra al campo, ma anche durante il nazismo c’era un villaggio e gli abitanti due volte al giorno vedevano passare i deportati che andavano e tornavano dal lavoro nelle gallerie. Oggi del campo rimane solo il crematorio, con le sue oscure bocche spalancate, attorno al quale è stato costruito un raccolto memoriale, pieno di lapidi che ricordano famigliari, amici, partigiani e sportivi come il calciatore Carlo Castellani, che da Gusen non sono mai tornati. Il crematorio è a ridosso delle case, alcuni lo vedranno dalla finestra. Una bella villetta addirittura ha inglobato nella sua facciata quello che era l’arco di accesso al lager.
Oggi come ieri la storia si ripete. E io mi chiedo: quante volte anche noi vediamo delle cose scomode che interrogano la nostra coscienza e preferiamo voltarsi indietro, tirare dritto e costruire la nostra casa e il nostro giardino come se niente fosse?

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