domenica 5 maggio 2019

Day 3

 Sabato 4 maggio 2019

Questa mattina abbiamo raggiunto le cave di Ebensee, dove lavoravano i deportati, soprattutto italiani. Appena entrati ci ha travolto subito la sensazione del freddo che ci penetrava dentro le ossa, pur essendo vestiti pesantemente.
Questo ci ha fatto capire quanto fosse dura la vita di un deportato, che era "vestito" esclusivamente con una leggera camicia e portava zoccoli ai piedi. Gli zoccoli erano quelli che capitavano, grandi, piccoli, spaiati, non importava alle SS tedesche: per loro non esistevano scuse.


Il castello di Hartheim visto dall'esterno
Successivanente abbiamo raggiunto il castello di Hartheim. Apparentemente il castello sembra uscito da una fiaba, ma quando si viene a conoscenza di cosa è successo all'interno di quelle mura si rimane allibiti. Impossibile da credere. Il forte contrasto tra l'apparenza e la realtà è impressionante.

Cerimonia di commemorazione all'interno del castello

La meta finale della giornata è stato Mauthausen, considerato uno tra i campi più duri, o addirittura il più duro: era infatti un campo cosiddetto di categoria III.
Le SS assumevano un comportamento sadico nei confronti dei deportati. Si divertivano trattandoli come animali. Per esempio all'entrata del campo, legato ad una catena, c'era un deportato che doveva abbaiare ogni volta che passava qualcuno.

L'ingresso del campo di Mauthausen, con la piscina per le SS
Un altro terribile racconto che ci è stato riferito è stato il "salto del paracadute": spesso le SS, per divertimento, spingevano i deportati dall'alta rupe su cui sorge il campo, uccidendoli; addirittura, erano stati scavati dei laghetti artificiali perché il tonfo dei corpi caduti al suolo non infastidisse le guardie mentre si rilassavano nel campo da calcio o nella piscina che si erano costruiti.


Il "salto del paracadute" e, in lontananza, la "scala della morte"
Abbiamo potuto toccare con mano un altro terribile strumento di tortura: la famosa "scala della morte". Gli internati erano costretti, di ritorno dalle cave, a percorrere i 186 gradini portando un carico di pietre, spesso superiore al loro peso corporeo, in uno zaino di legno a forma di L che li sbilanciava con il rischio di cadere ed investire gli altri. Le stesse SS, sempre per divertimento, spesso spingevano indietro il capofila per causare un disastroso effetto domino.

Abbiamo provato disgusto nei confronti dei carnefici: non è concepibile trattare così un essere umano. Abbiamo provato anche compassione nei confronti dei deportati, in particolare verso gli ebrei, che subivano le punizioni peggiori, e per le donne, costrette a prostituirsi.

Il livello di follia raggiunto dall'uomo in questi luoghi è stato per noi il filo conduttore di questa giornata e lo sgomento che abbiamo provato non ci abbandonerà facilmente.

Die glorreichen Elf

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